CEMENTO/ARMATO

Di e con: Samuele Ferri
Regia: Manuela Biasi
Consulenza Artistica: Paolo Antonio Simioni
Consulenza alla drammaturgia: Nicolò Sordo
Selezione Musicale: Valentino Favotto

Traffici d’auto, soldi facili e un destino segnato: la vera storia di Luca Zago

Sinossi:

CEMENTO/ARMATO ispirato a fatti realmente accaduti è una storia di traffici di auto rubate tra l’Italia e la ex Jugoslavia. Il contesto è quello a cavallo tra gli anni 80 e i primi anni 90. E’ la storia di Luca Zago e dei suoi due amici Angelo Pattarello e Adriano Beltrame, tra discoteche, microcriminalità e soldi facili. Il tutto all’insegna del rischio e dell’eccesso, per vivere fino in fondo l’adrenalina di un sogno: andare al massimo, fino alla fine.

Tematiche:

Cemento Armato nasce dalla storia di un detenuto raccolta presso la Casa circondariale di Treviso. Vi si raccontano fatti, circostanze, eventi riconducibili ad una vita criminale votata all’eccesso e alimentata dal puro guadagno: “schei chiama schei” è l’adagio ricorrente di questo fanatismo e feticismo monetario del Dio denaro, unico Dio, dispensatore dell’accecante benessere; Sacro Grall del lusso e dell’eccesso.

Ben presto però, il volto dell’illusione che permea la visione del mondo dei personaggi, non tarda a mostrare il suo lato oscuro, malefico e diabolico: se da un lato il denaro consente una vita spericolata, dall’altro comporta sempre e comunque un prezzo altissimo, ovvero: l’autodistruzione e l’amaro disincanto rispetto ad una vita sprecata a rincorrere un idolo effimero.

Che cosa rimane, dunque? Che cosa resta di un vissuto segnato dall’eccesso, ridotto ad una foto segnaletica da detenuto? Rimane il senso di colpa per ciò che si è commesso e soprattutto la condanna per ciò che poteva essere evitato, in un corto circuito di rimorso e rimpianto, rimane il gusto amaro delle cose giuste che appaiono ora con il nitore della lucidità e che prima parevano cose futili rispetto alla sola concretezza del denaro. Tuttavia, a rimanere sono anche i ricordi legati ad una amicizia fraterna tra i personaggi: Luca Zago, Adriano Beltrame e Angelo Pattarello. Tre esistenze legate da un filo rosso di complice cameratismo, certezza d’invincibilità dinanzi alla legge e ricerca ossessiva della ricchezza superflua, dell’ostentazione da branco.

Siamo negli anni 90, il berlusconismo aveva sdoganato un certo immaginario, una specifica Weltanshauung, La visione del mondo della Milano da bere s’era presto radicata a partire dagli anni ottanta divenendo linfa indispensabile di un certo ethos votato al successo assoluto. Il self made man berlusconiano coincideva perfettamente con l’ideale tutto Veneto dei “schei”, e del mitico e laborioso Nord Est, locomotiva d’Italia.

Fasi di ricerca e note di regia:

Nella prima fase di ricerca, abbiamo cercato di delineare e comprendere quale fosse il bisogno profondo di Luca Zago e che cosa di positivo potesse portare al mondo. Nel corso degli incontri in carcere è emersa l’esigenza di Luca di essere, non solo visto per ciò che è divenuto oggi, ma soprattutto di essere ascoltato, senza pregiudizi.

Lungo un percorso di scrittura durato cinque anni, abbiamo avuto modo di sviluppare e approfondire tale bisogno. Nel lavoro di ricerca sul personaggio, ne abbiamo compreso la complessità e abbiamo cercato di dare voce alla necessità di Luca di rivedere la propria vita, di raccontarla e ricordarla soprattutto nella forma rizomatica di quella fraterna amicizia che lo lega ancora oggi a Angelo e Adriano. Forma rizomatica, perché complessa: un caleidoscopio di leggerezza, ingenuità, di eccessi ma anche di amarezza e disperazione.

Che cosa resta della vita di prima, quando a soli vent’anni ti ritrovi catapultato in un poi estraniante, grigio e opprimente in qui vige il solo segno della negazione? Quando dall’oblò del cellulare che ti ha tradotto in carcere misuri con lo sguardo la distanza che ti separa dal quel fuori, ora oscurato da uno spesso cancello di ferro, linea di contenimento di un adesso quasi surreale, ameno e alieno. Ciò che resta è il senso e il valore vero di ciò che si è perduto; a permanere però è soprattutto il segno di una di fine tanto dolorosa, quanto inesorabile e definitiva.

TEEN BOY – Ritratto Folk

Interpretato da: Margherita Piccin, Stefano Bonato, Stefano Santangelo
Drammaturgia di: Stefano Bonato
Regia: Claudio Tomaello e Stefano Bonato
Collage e realizzazione multimediale: Elena Dolif

Un viaggio.

Un viaggio che inizia nel momento in cui si ha il coraggio di dire SÌ alla chiamata dei propri sogni, di rispondere SÌ alla vocazione più intima.

Nik dice SÌ nell’età dell’adolescenza, quando tutto è una questione di vita o di morte, quando ogni scelta sembra definitiva. Prima di costruire una città, gli antichi cercavano un grande fiume: garantiva loro acqua, energia e un passaggio privilegiato verso il mondo.

Il fiume che attraversa TEEN BOY – Ritratto Folk è la grande tradizione della chitarra acustica, a cui Nik attinge a piene mani. Un fiume che, con il suo scorrere inesorabile, colma silenzi e lenisce ferite, dando senso a un presente che troppo spesso appare scollegato dal passato.

La musica come specchio dell’anima
L’incredibile storia di una chitarra – la leggendaria Martin D-28 di Clarence White – diventa per Nik uno specchio in cui riflettersi, uno strumento capace di restituirgli una verità in grado di sciogliere il subbuglio del suo animo.

I grandi maestri della sei corde, il viaggio di una sonda spaziale tra le stelle e la figura paterna diventano presenze costanti e insostituibili, capaci di dialogare con il suo mondo interiore e fargli immaginare se stesso come un uomo capace di amare la vita.

Tra musica e universo: un viaggio senza confini
TEEN BOY – Ritratto Folk attraversa il tempo, lo spazio e l’anima. La vita di Nik si intreccia con la chitarra, l’universo, i libri e gli incontri che segnano un’esistenza.

In questa narrazione, gli oggetti – una Martin D-28, una sonda spaziale, una cometa, i libri – diventano simboli di qualcosa di più profondo: la scintilla che accende una vita.

Nik si muove tra musica e scienza, tra le corde della sua chitarra e le orbite delle sonde, spinto dalla nostalgia di chi cerca un significato, una verità nascosta oltre l’Orizzonte degli Eventi, un luogo dove la realtà e il sogno si confondono. I suoi viaggi, fisici e mentali, lo spingono sempre più vicino all’ignoto, a ciò che non può essere pienamente compreso, ma solo sentito.

Folk e bluegrass: la musica come rifugio
L’incontro con il folk e il bluegrass è un momento cruciale. La musica diventa rifugio e risposta alle domande esistenziali.

E la storia della Martin D-28 di Clarence White ne è la perfetta metafora: una chitarra segnata da una ferita – una buca creata da un atto violento – che genera un suono unico. Così è la vita: fatta di mancanze, di errori, ma anche di bellezza e rinascita.

STRADE BLU

Interpretato da: Margherita Piccin, Stefano Bonato, Stefano Santangelo, Claudia Ferronato, Luciano Tortima, Alessandro Chiarelli
Drammaturgia di: Stefano Bonato
Regia: Daniela Mattiuzzi

Un viaggio nella musica popolare, dalle ballate folk ai ritmi travolgenti dell’ Old Time Music
Sulle vecchie cartine stradali d’America, le strade secondarie erano segnate in blu. Erano percorsi alternativi, lontani dai grandi itinerari, che invitavano a perdersi e ritrovarsi, trasformando ogni viaggio in una scoperta interiore.

Ispirato al best-seller Blue Highways di William Least Heat-Moon, lo spettacolo Strade Blu intreccia la letteratura dei grandi scrittori del Nuovo Mondo alla musica Old Time suonata dal vivo, restituendo al pubblico un’immagine inedita e originale della grande epopea americana.

Uno spettacolo tra musica, parole e immagini
Strade Blu è un viaggio che attraversa luoghi reali e simbolici, intrecciando le vie dell’America con quelle dell’anima. La narrazione si sviluppa come un caleidoscopio di immagini e storie, offrendo una visione suggestiva dell’America rurale.

Ogni quadro racconta un luogo e un’esperienza, unendo memoria, sogno e scoperta:

Vecchie cartine – Le strade blu delle antiche mappe segnano il punto di partenza, invitando a smarrirsi per iniziare il viaggio interiore.
Sogno – L’America vista con gli occhi di un bambino appena sbarcato a New York, tra grattacieli e speranze.
L’America profonda – Le terre immense del Midwest, dove la natura e la solitudine plasmano storie di coloni e viaggiatori.
Gli Hobos e la strada – La vita errante e ribelle di chi ha fatto del viaggio una filosofia.
La musica delle strade – Fiere di fiddlers, banjo e canti popolari, colonna sonora di una cultura in movimento.
Il ritorno – Ogni viaggio si conclude con una nuova visione del mondo, proprio come diceva Henry Miller: “La nostra destinazione non è mai un luogo, ma un modo nuovo di vedere le cose”.

Le fotografie proiettate accompagnano ogni momento, intrecciandosi con la narrazione e la musica per creare un’esperienza teatrale immersiva.

LA CASA DI AUGUSTA

Interpretato da: Attore e Stefano Bonato
Drammaturgia di: Stefano Bonato

Un racconto teatrale tra leggenda e realtà
La Casa di Augusta è un viaggio tra passato e presente, tra storia e attualità.
Un racconto che intreccia la leggenda di Santa Augusta, martire cristiana del V secolo, con le vicende di una giovane donna contemporanea, costretta ad affrontare la sfida della vita e dell’accoglienza.

Augusta è una giovane italo-francese che torna nella casa della nonna in Veneto, un luogo carico di memorie e legami familiari.
Il suo cuore è malato e solo un trapianto potrà salvarla.
La storia della Santa diventa per lei uno specchio, un insegnamento che si intreccia con la sua lotta per la vita.

Nella sua ricerca, Augusta incontra altri personaggi che arricchiscono il suo cammino:

Bill, un reporter inglese segnato dalla perdita del padre, con cui condivide le proprie fragilità.
Rina, la nonna, simbolo di amore e radicamento, custode della memoria familiare.
Ye, una giovane donna eritrea, in fuga da un destino incerto, la cui voce racconta il viaggio disperato attraverso l’Africa e il Mediterraneo.
Ogni storia si intreccia alla leggenda di Santa Augusta, figlia del tirannico Re Matrucco, che si ribellò alle imposizioni paterne e scelse il proprio destino.

Ma le mura costruite dal Re per proteggere il suo regno sono davvero una difesa?
O sono barriere che soffocano e impediscono la vita?

Un racconto teatrale tra simboli e attualità
Un parallelismo tra storia e contemporaneità, che riflette sul concetto di chiusura e accoglienza.
Musica dal vivo, con la chitarra di Stefano Bonato, che crea un’atmosfera intima e coinvolgente.
Voce fuori campo registrata, che porta in scena il tema della migrazione e della resilienza.
Una riflessione aperta, che non offre risposte semplici, ma invita il pubblico a interrogarsi su coraggio, diversità e accettazione.

“Mi chiamo Ye.
Ho fatto un viaggio molto lungo, durato quasi quattro anni, passato dall’Etiopia, dal Sudan, dalla prigionia in Libia e quasi terminato sul fondo del Mar Mediterraneo, il cimitero d’acqua dove ogni anno perdono la vita centinaia, migliaia di esseri umani.”

Un’esperienza che tocca corde profonde
La Casa di Augusta non è solo uno spettacolo, ma una riflessione collettiva sulla fragilità umana e sulla capacità di trasformare le barriere in ponti.

Un viaggio tra passato e presente, tra la leggenda medievale e una realtà più che mai attuale.
Un cuore nuovo, che diventa simbolo dell’accoglienza: il corpo di Augusta rifiuterà il cuore di uno sconosciuto o saprà accoglierlo per costruire una nuova vita?
Una porta che si apre, perché accogliere l’altro significa superare la paura e abbracciare il cambiamento.

Attraverso il confronto tra le difese del corpo umano e le mura erette da Re Matrucco, lo spettacolo esplora il tema della chiusura come limite, evidenziando il rischio di proteggersi al punto da isolarsi e soffocare ogni possibilità di rinnovamento.

SAUDADE

Di: Stefano Bonato
Con: Elena Dolif, Stefano Bonato, Martino Isola

Un reading musicale tra le strade e l’anima del Brasile
“La saudade non è nostalgia.
La nostalgia ti fa desiderare di tornare.
La saudade ti ricorda che non puoi più farlo.”

Un uomo lascia Rio de Janeiro e si dirige a nord.
Il viaggio lo porta attraverso città di polvere e di pioggia, lungo fiumi lenti e strade infinite. Ogni tappa è un frammento di una storia che sfugge, di un Brasile che non si lascia afferrare.

Ana resta. Perché certe partenze non sono più possibili.
Miguel vaga. Dice di non cercare nulla, ma continua a muoversi.
Il protagonista parte. Ma il Brasile non è un luogo che si lascia davvero.

A ogni passo, la musica accompagna il racconto:
Bossa Nova, Jazz, Samba – ogni brano è una strada, un incontro, un pensiero che si dissolve tra le onde.

Alla fine, resta solo l’acqua.
E il viaggio continua.

Un reading tra suoni e parole
Il reading si sviluppa in due tempi, accompagnato dalla musica dal vivo

Ogni brano è una tappa, una città, un volto, un ricordo. La narrazione si intreccia alla musica, creando un percorso sonoro che porta lo spettatore attraverso il Brasile:
🏖️ Dalle spiagge di Rio ai vicoli di Belém
☔ Dalle piogge di Paraty ai deserti del Sertão

Saudade è un’esperienza immersiva che trasporta il pubblico nel cuore del Brasile, tra la sua musica e il suo senso di attesa e assenza.

BLUE NIK

Di: Stefano Bonato
Con: Stefano Bonato, Jan Kaberloff

Un viaggio tra suoni e parole, lungo le strade dell’America profonda
Nik parte senza una meta precisa.
Non sta cercando nulla di definito, vuole solo allontanarsi. Le sue tappe non sono programmate, il suo viaggio si intreccia con le vite di musicisti, viaggiatori, anime erranti che popolano le strade secondarie d’America.

Ogni tappa ha il suo suono.
Ogni luogo il suo racconto.
La destinazione finale è New Orleans, ma forse il viaggio non si conclude mai davvero.

Un reading tra parole e musica
Blue Nik è un reading musicale in cui narrazione e musica si fondono in un unico flusso evocativo.

La musica non è un semplice accompagnamento, ma parte integrante della storia:

Ogni brano è un luogo.
Ogni melodia è un incontro.
Ogni accordo è un momento di svolta.
Il repertorio attraversa il folk revival, il blues rurale, lo swing manouche e le ballate tradizionali, ricreando l’atmosfera di un viaggio in cui suoni e parole si intrecciano in un racconto vivo e pulsante.

SIAMO ALLA FRUTTA – Mangiare insieme è vivere insieme

Interpretato da: Silvia Sartorio e Andrea Gosetti
Drammaturgia di: Gianni Gandini
Allestimenti del pittore/chef stellato: Lorenzo Bernardini
Accompagnamento musicale: Gianni Gandini (pianoforte) Nicoletta Camisasca (voce)
Editore: Grammofono Edizioni

Lo spettacolo è diviso in sei parti e segue le portate di una possibile cena, intervallate da musiche composte appositamente per il progetto, che hanno il compito di sottolineare i divertenti e piacevoli dialoghi sulla vita dei coniugi alle prese con figli e problemi quotidiani.

Nel centro di un ideale ristorante, un uomo e una donna, seduti intorno a un tavolo, daranno vita a una rappresentazione scenica sulla vita di una coppia in affanno.

Il testo affronta in modo divertente e originale le relazioni affettive e le storie curiose legate alla cucina del nostro territorio, condividendo con il pubblico il piacere conviviale e la magia che si crea in un abbraccio sonoro, letterario e gastronomico per ricordare, ancora una volta, che mangiare insieme è vivere insieme.

ENCICLOPEDIA DELLA DONNA PERFETTA

Di: Stefania Carlesso
Con: Evarossella Biolo e Stefania Carlesso
Produzione e Amministrazione Dedalofurioso Soc. Coop.

È possibile conciliare famiglia e lavoro? Qual è il metodo migliore per dimagrire? Come si organizzano le pulizie di casa? Le risposte a queste domande si trovano in libri, manuali e riviste dei favolosi anni sessanta. Se non si nasce signore, nell’Italia del boom economico si può diventarlo seguendo le regole e ci sono regole per tutto: come vestirsi, truccarsi, pettinarsi, parlare, camminare e persino cadere (“l’ideale sarebbe cadere sedute oppure di fianco”).
Oggi quelle pagine ci offrono un divertente spaccato sulla vita di quegli anni, visti principalmente dal salotto di casa. Ma sono davvero così superate? Due fantomatiche venditrici pensano di no. E ci invitano a scoprire i consigli dell’Enciclopedia della donna perfetta, diventando quell’angelo del focolare domestico che ogni uomo sarà felice di avere accanto, un seducente mix tra una Barbie e una lavastoviglie.
Fra letture e musiche, scoperte e ricordi, sorprese e soprattutto risate, capiremo che sotto la patina del cambiamento si nascondono pregiudizi duri a morire. Per fortuna c’è l’Enciclopedia, acquistabile anche in comode rate.

Nato dall’idea di rispolverare le pubblicazioni destinate alle donne degli anni ’50 e ’60, lo spettacolo affronta in modo ironico problemi relativi alle discriminazioni di genere, nella convinzione che il sorriso sia una delle chiavi più efficaci per accedere alla mente e al cuore delle persone